Le 18 janvier 2013 au Tribunal de Vérone se tiendra l’audience finale d’une procédure judiciaire qui a débuté il y a six ans et qui malgré trois tentatives de classement sans suite, va enfin délivrer un verdict sur les évènements tragiques de la Gare de Porta Nuova à Vérone au cours desquels Paolo Scaroni, un ultra de Brescia venu pour un match contre le Hellas avaient été violemment "tabassé" par des policiers…
Le 24 Septembre 2005 après le match entre le Hellas et Brescia, Paolo Scaroni avait été sans raison violemment frappé à coup des matraques par des Policiers dans la Gare de Verona Porta Nuova. Resté dans le coma pendant plusieurs mois, il conserve toujours d’importantes séquelles de cette agression qui l’ont fait placer en incapacité permanente…
Huit Policiers ont été identifiés, mais leur procès avait été plusieurs fois renvoyé pour divers motifs. Le 18 Janvier prochain, sept ans et demi après les faits, Justice “devrait” être enfin rendu. Le Procureur a demandé des peines allant jusqu'à huit ans de prison...
"18 gennaio 2013: Tutti a Verona! Con Paolo,
per Paolo…
Noi a Verona ci saremo, non per vendetta, ma
per Giustizia!
Manca ormai poco all’udienza finale di
questo sofferto processo, iniziato a distanza di sei anni (e nonostante tre
tentativi di archiviazione) dai tragici avvenimenti successi a Verona Porta
Nuova il 24 settembre 2005.
Infatti, il diciotto gennaio 2013, con la
sentenza di primo grado, si concluderà dopo più di sette anni la prima parte di
questo lungo percorso civile/giudiziario avvenuto fra l’incredulità,
l’indifferenza e -in alcuni casi- la cattiveria dell’opinione pubblica più
ignorante e distratta, e contrassegnato da quanto accaduto subito dopo il
ricovero di Paolo e da ciò che è emerso grazie alle indagini e durante le
numerose udienze: le false testimonianze; le contraddizioni palesi e le
versioni inverosimili (ci riferiamo soprattutto a quelle degli appartenenti
alle Forze dell’Ordine); i tentativi di depistaggio; le minacce velate; le
dichiarazioni allucinanti; le ipotesi più grottesche e diffamatorie; la
sicurezza e la tracotanza iniziale di alcuni imputati (trasformatasi poi in
lacrime e panico dopo la richiesta di condanna); la in-naturale certezza -nel
caso degli imputati- di farla franca; l’evidente responsabilità di chi dirigeva
le massacranti cariche; l’efficacia e l’omertà di un sistema -quasi- perfetto e
consolidato; l’assenza di scrupoli da parte degli aguzzini di Paolo, nonostante
l’irreparabile danno fisico e morale causatogli.
Che Paolo non si sia ridotto in fin di vita
da solo o per mano degli Ultras è stato ormai accertato; è un dato
inconfutabile e deve essere ben chiaro a tutti, come del resto deve essere
chiara l’indiscutibile colpevolezza dei reparti celere presenti quel giorno,
sebbene non sia stata ancora decretata la responsabilità individuale.
Nonostante ciò, nessuna scusa, nessuna
proposta di risarcimento, nessun “mea culpa” è giunto fino ad ora.
Un processo caratterizzato da tutto questo,
ma anche dalla solidarietà di tantissimi cittadini e Ultras italiani presenti
prima, durante e dopo le numerose udienze; dalle coraggiose, toccanti e
attendibili testimonianze dei cittadini bresciani chiamati a ricostruire
l’intera giornata; dalle iniziative trasversali ideate (non solo dal nostro
gruppo) per far sì che la vicenda non fosse dimenticata o -peggio ancora-
insabbiata; dal lavoro “underground” di una poliziotta capace di ricostruire in
maniera perfetta e coscienziosa la dinamica delle varie aggressioni subite dai
tifosi del Brescia, e -in particolare- di identificare il reparto celere che
avrebbe aggredito vigliaccamente Paolo alle spalle e nonostante fosse in quel
momento inerme; dalla caparbia ricerca della verità da parte della famiglia e
degli Amici di Paolo; dal lavoro scrupoloso dell’avvocato di Paolo.
Quella di Paolo purtroppo è la storia di
tanti, troppi cittadini diventati inspiegabilmente vittime dell’arroganza,
dell’intolleranza e della ferocia di un sistema bravissimo a reprimere e
incapace di prevenire; italiani -ma non solo- finiti fra le maglie violente di
chi lo Stato lo disonora -e di certo non lo difende- magari per un caso
accidentale, oppure nel tentativo di difendere i propri ideali, in ogni caso
ingiustamente.
Non dimentichiamo mai che quanto successo a
Paolo poteva e potrebbe capitare a chiunque: allo stadio, durante una
manifestazione, all’uscita di un locale, per strada, nella Caserma o nella
Questura più vicine.
Per questo bisogna fermare al più presto
tutti coloro che si nascondono dietro un distintivo per agire in maniera
meschina e amorale.
Ed è necessario farlo nella maniera più
intelligente e civile possibile.
Noi non siamo come loro, ricordiamocelo
sempre!
E ricordiamoci anche un’altra cosa: nel caso
in cui il diciotto gennaio uscisse -come tanti ormai auspicano- la verità, sarà
comunque solo una piccola parte di essa. Infatti, i reati compiuti dai
rappresentati delle Forze dell’Ordine quel giorno sono molto di più di quelli
che eventualmente saranno riconosciuti agli imputati. Come del resto sarebbero
molti di più i celerini coinvolti e responsabili di quanto accaduto quel giorno
a Verona Porta Nuova.
Per questo -e per molto altro ancora- la
battaglia per Paolo non finirà di certo il diciotto gennaio, e nemmeno dopo gli
altri due gradi di giudizio.
Dopo la vicenda di Paolo e dopo tutti questi
anni noi non siamo più le stesse persone. Forse siamo migliori, sicuramente
siamo più maturi e ancor più determinati, non solo a concludere in maniera
dignitosa questo processo, ma anche -e soprattutto- a continuare tutte quelle
battaglie necessarie per rendere migliore la nostra società e il nostro “bel”
Paese, per far sì che quanto accaduto a Paolo e a tutti gli altri non debba mai
più capitare a nessuno.
Non per vendetta, ma per Giustizia,
naturalmente…
Giustizia per Paolo, Giustizia per tutti"…
Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord