samedi 25 mai 2013

Curva Nord Lazio : Interview de “Diabolik” sur le site Noi Biancocelesti (V.O)

À moins de 48h de la Finale de la Coupe d'Italie entre la Lazio et la Roma, il nous a semblé (très) intéressant de publier "in extenso" et en version originale (l'original est toujours meilleur et l'effort en vaut la peine) l'interview donnée au site "Noi Biancocelesti" par Fabrizio Piscitelli, plus connu sous le surnom de "Diabolik", un capo historique des Irriducibili, référence du tifo biancoceleste, qui de la "tessera del tifoso" à la rivalité avec les autres tifoserie, de Platini à Beppe Grillo, de la question du racisme dans la Curva Nord aux rapports avec le Président Lotito, sans éluder ses deux ans et plus de prison préventive, fait le tour de nombreux sujets en lien avec la Lazio et le monde ultra' Italien, sans détour et sans concession...

Fabrizio come va? 

“Benissimo, ci stiamo preparando per la finale di Coppa Italia. Siamo molto carichi perché come al solito ci stiamo impegnando per fare un regalo a tutti i tifosi della Lazio e ai giocatori”

Sempre rimanendo in tema di coreografie, senza fare le solite domande retoriche che ormai tutti o quasi sanno, (preparazione – ideazione ecc…), cosa provate quando le regie di Sky e di Mediaset preferiscono non inquadrare la spettacolo coreografico della curva Nord a discapito di altri settori dello stadio? Pensate sia un caso, mancanza di professionismo, malafede o un mix di tutte queste eventualità, visto che non si può non inquadrare degli spettacoli coreografici così belli? 

“Siamo abituati a tutto ciò. L’importante è che i nostri tifosi vedano quello che facciamo. Sicuramente c’è della malafede perché dall’altra parte non c’è niente da inquadrare. Noi vorremmo solo equità, senza favoritismi. Giusto per fare un esempio: se da una parte c’è un monumento e dall’altra c’è un muro rotto tu cosa inquadreresti, scusa? Tanto si sa che Sky è quasi tutta romanista e questo passa per normale. Se noi riusciamo a fare lo spettacolo che ci siamo proposti saranno obbligati ad inquadrarci! La Curva Nord fa più clamore per le cose brutte ma a noi non c’interessa perché la nostra gente sà quello che facciamo per la Lazio”! 

Senta cosa pensa dei giornalisti in generale, e come valuta il loro operato per ciò che concerne la vostra realtà? 

“I giornalisti sono bravi all’inizio della loro carriera, quando amano ciò che fanno. Poi mano mano, entrando in una certo sistema, l’etica professionale viene meno per degenerare strada facendo. Dal punto di visto sportivo poi non ne parliamo. Questo vale per tutti gli ambiti lavorativi di una certa rilevanza sociale, essi sono manovrati da poteri occulti che sanno come dare un taglio ben definito all’informazione e sdeviare l’opinione pubblica”. 

Ci sono dei giornalisti che apprezza nel panorama cittadino o in quello italiano, se si perché? 

“Io non ammiro nessuno. L’ammirazione è un termine molto profondo e che comunque non provo per nessuno dei giornalisti di oggi”. 

Cosa pensa del fatto che in Italia ci siano tre quotidiani a tiratura nazionale incentrati su tematiche prevalentemente calcistiche? 

“Il calcio è diventato un fenomeno che attira più della cronaca e della politica. Purtroppo il livello culturale italiano è quello che è, quindi magari è possibile che c’è gente che legge più sulla propria squadra del cuore che sugli argomenti importanti della vita politica del nostro paese. Il calcio trova spazio in tutte le riviste e i quotidiani, non solo per quello giocato. A volte lo troviamo sotto forma di beneficenza, altre sotto forma di gossip. D’altronde è un argomento che tira più di tanti altri”. 

Secondo lei sarebbe il caso di togliere il finanziamento pubblico ai quotidiani o è il caso di mantenerlo? 

“Si andrebbe tolto. Ci dovrebbe essere il rischio d’impresa che nell’attuale mercato manca. Gli imprenditori dovrebbero sapere a cosa vanno incontro. Comunque gli editori sono sempre i soliti noti che si occupano di edilizia, finanza ecc… Là dove ci sono persone che devono rinunciare alla pensione, non vedo perché questi signori debbano prendere finanziamenti pubblici che sono una cosa extra. Comunque troppi sono i finanziamenti che andrebbero tolti…” 

Le è mai capitato di leggere il quotidiano il Romanista, che giudizio ha al riguardo? 

“No, non so manco che è. Solo la Voce della Nord (fanzine dei tifosi di curva) non usufruisce dei finanziamenti. Noi «usufruiamo» soltanto di alcune denunce durante l’anno”. 

Quando è in macchina che frequenza ascolta tra quelle sportive? 

“La frequenza che prevalentemente ascolto è Radio Sei. A volte mi capita di sentire Lazio Style Radio e ti dico la verità, non è neanche male”. 

Sappiamo che gli ultras della Lazio sono l’unico gruppo ultras, o uno dei pochi, ad aver boicottato per intero la tessera del tifoso, con conseguente calo (drastico) dei tifosi in trasferta. Ci sono altre tifoserie che in Italia e nella serie A hanno rinunciato in blocco alla tessera del tifoso? 

“Riferendoci ai gruppi organizzati, mi sembra che soltanto noi, i napoletani e i bergamaschi sono gli unici tifosi che non seguono la propria squadra in trasferta”. 

Secondo lei l’operazione operata dalla Roma con l’introduzione della tessera Club Away, che consente di fare le trasferte senza tessera del tifoso è un’operazione che è coerente con i principi degli ultras della Roma da sempre, come voi, contrari a tutto ciò? 

“No non è coerente, per chi come noi ha iniziato a fare una battaglia contro questa normativa. Fermo restando che la tessera del tifoso, senza articolo 9, quello che noi contestiamo, sarebbe tra virgolette normale, perché comunque, quando tu vai a comprare il biglietto devi dare il documento d’identità; rientrando così in quei controlli a tappeto che ormai fanno parte della routine quotidiana”. 

Sentiamo spesso parlare dell’articolo 9 della tessera del tifoso, ce lo può spiegare? 

“L’articolo 9 impedisce il tesseramento del tifoso che ha avuto problemi negli ultimi anni seppur abbiano già pagato con la diffida. Questo per me è ingiusto”. 

Secondo lei l’autorizzazione per rilasciare la Club Away chi la concede? 

“La questura. Infatti se vieni fermato a fare dei casini, la tessera ti viene tolta dall’ufficio della questura”. 

Ma scusi, ma il biglietto non è già di per sé nominativo? 

“Si, forse non mi sono spiegato bene. Se tu contesti un provvedimento statale, che ha detta di tutte le tifoserie era dato come negativo, e poi tutti cambi rotta hai perso la faccia perché allora la tessera te la potevi fare dall’inizio. Noi andiamo avanti per la nostra strada e questa tessera non ce la faremo mai! In casa faccio il biglietto ma se devo andare in trasferta, il biglietto non me lo fanno fare perché sono sprovvisto della tessera del tifoso. Infatti le trasferte in Italia non ce le possiamo fare”. 

Cosa pensa e come valuta l’attuale scenario politico italiano? 

“Famo ride. Posso riassumere il discorso consigliandovi di vedere il film di Claudio Bisio (Benvenuto Presidente ndr). Solo con una piccola differenza: quella è una commedia mentre noi viviamo la realtà”. 

Di Beppe Grillo cosa mi dice? 

“É la voce di parecchi italiani. Comunque lo preferisco a parecchi politici nostrani anche se poi bisogna ammettere che è più facile distruggere che costruire”. 

Berlusconi? 

“Rispetto a tanti altri è il numero uno per ciò che riguarda le donne e il calcio. Poi certo, è un imprenditore che ha fatto i suoi sbagli ma a differenza di molti altri suoi colleghi, mi sembra forse un po’ troppo bersagliato”. 

Il PD ? 

“Che cosa è il PD…”? 

Secondo lei non andrebbe lasciata fuori dallo stadio la politica? 

“Dipende che cosa intende per politica. Storicamente ogni curva è legata a una sua tradizione politica e quella laziale è tendenzialmente di destra. La politica che da fastidio negli stadi è solo quella della Curva Nord. Anche questo è sbagliato”. 

Secondo lei criticare la politica di Israele significa essere xenofobi? 

“No. Significa essere obiettivi e giusti”. 

Il saluto romano se si fosse chiamato saluto bergamasco o saluto partenopeo, avrebbe fatto così breccia nella vostra curva? 

“Ma di che parliamo, certo che no. Noi siamo romani e siamo fieri di portare avanti quantomeno la storia della nostra città e le nostre origini. Non dimentichiamoci che se Roma è stupenda lo dobbiamo anche e soprattutto all’impero romano”. 

La squalifica di due turni, commissionata dal presidente della Uefa Platini non le sembra un po’ esagerata, non bastava soltanto un turno per capire la lezione o come fatto alla Roma chiudere soltanto la curva? 

“Non serviva nemmeno un turno. Sono state fatte delle normative che prevedono che le società sono chiamate in causa quando tutta la tifoseria o gran parte di essa, si rende colpevole di atteggiamenti antisportivi. Nel nostro caso, sono bastati soltanto cinquanta o cento tifosi che hanno fatto l’ululato, su circa ventimila spettatori, per far squalificare il nostro campo per due turni. Comunque va detto che gli episodi di razzismo dentro la curva della Lazio ce li devono ancora trovare. Dentro la curva Nord, nella maggior parte dei bar lavorano moltissimi ragazzi, spesso extracomunitari, che svolgono il loro lavoro in tutta tranquillità e nessuno mai si è azzardato di trattarli male. Vi invitiamo a intervistarli per sapere anche il loro punto di vista. I veri razzisti non siamo noi ma i poteri forti che governano il mondo. Per noi Platini rappresenta il sistema malato del calcio, soprattutto quando non si vergognò di esultare davanti a un tappeto di defunti. In Italia il calcio non è al livello del rugby. Qui ce la cultura dell’anti e non del pro e spesso si usa la tattica dell’insulto per innervosire l’avversario. Allora sarebbe più giusto e comprensibile fare una legge che preveda delle multe per tutti i tipi di offese rivolte all’avversario a prescindere dal colore della pelle. Condannare gli ululati è solamente un modo per lavarsi le mani dai veri atti di razzismo che quotidianamente accadano nel nostro paese. Quando la Lega Nord, nella sua campagna politica scrive «prima il nord» quello non è razzismo? Razzismo poi tra virgolette, perché io questo lo chiamerei campanilismo che vedo anche a Roma, tra una parte e l’altra della città. Io, l’ululato lo valuto come un gesto maleducato al pari delle offese che si fanno agli arbitri o a un avversario in campo, né più né meno”. 

Ma lei ha amici di colore o di paesi extraeuropei? 

“Certo, ma che domande”! 

Le piace picchiarsi con altre tifoserie? 

“Io ho cinquant’anni. Sono vecchio Ma se capita certo non mi tiro indietro. Il fenomeno Ultras comunque si può dare per finito, almeno dal mio punto di vista. Se quelli della mia età smettono di fare tutte queste cose per la squadra di calcio, nessuno dei giovani di oggi, avrebbe la voglia di continuare un discorso molto in voga negli anni ottanta. Ora è cambiata tutta la società e l’ultras come lo si intendeva prima non esiste più. In Europa, giusto la parte Est e la Turchia sono rimaste ancora legate a certe situazioni, qui da noi ormai si fatica a fare il tifo perché ci vogliono tutti seduti sul seggiolino a bere e a mangiare. Ognuno ha il suo concetto di ultras ma io credo che oggi non sia più attuale questo termine. Preparare una coreografia, fare dei sacrifici economici per seguire la tua squadra, andare in trasferta con gli amici, qualche scazzottata; tutto per la tua squadra del cuore, questo è ultras”. 

Non sarebbe il caso di dare meno importanza al calcio ed occuparsi più della politica? 

“Si certo, anche a me viene voglia spesso di trasferire questa rabbia verso la giustizia sociale manifestandola in piazza. Le battaglie sociali sono sicuramente più importanti del calcio. Ormai non ci sono più le manifestazioni politiche spontanee, se non quelle taroccate e senza spontaneità, è tutto finto. Tutte le curve d’Italia dovrebbero capire e unirsi contro questa società che ci sta affossando. Soltanto in quel momento il movimento ultras potrebbe diventare qualcosa di più importante”. 

Una denuncia di Lotito portò lei e altri tre uomini in carcere. Sappiamo che il processo sta volgendo a vostro favore. 

“Due anni e mezzo di carcere preventivo e a distanza di sette anni ancora dobbiamo fare il primo grado! Un processo fatto per eliminarci, questo è l’unica cosa che sappiamo. É un processo che molto probabilmente andrà in prescrizione e non mi sta bene perché io vorrei essere giudicato. Io ho subito un’ingiustizia e non sono per nulla colpevole. L’unica cosa di cui io sono colpevole è il fatto di aver creduto alle fandonie di Giorgio Chinaglia e dei suoi compagni di merende”. 

Lotito vi ha mai chiesto scusa? 

“Ancora no. Spero che un giorno lo faccia”. 

Lei ha perdonato Lotito? 

“Dopo anni ho rivalutato questa situazione ma le nostre responsabilità ce le dobbiamo prendere e se non avessi seguito l’ipotetica cordata di Chinaglia magari tutto questo casino non sarebbe accaduto. Noi abbiamo fatto una guerra sul nulla, sbagliando, non essendo intelligenti, a distinguere la ragione dal torto. Noi ci siamo comportati da stolti sbagliando tutto. Certo che se la storia di Chinaglia fosse stata vera ora stavamo parlando di altro”. 

Il volo di Olympia, la rinascita del settore giovanile, l’acquisto di grandi campioni come Klose, Hernanes e Marchetti sono cose che vanno date atto alla dirigenza di Lotito oppure no? 

“Per carità. Oggi come oggi non è che ci siano tutti questi presidenti fenomeni nel calcio nostrano, anzi. Dal punto di vista imprenditoriale non possiamo far altro che rendere atto del buon lavoro svolto dalla dirigenza Lotito. Dobbiamo accettare il fatto che qui non può arrivare il campione, semmai può arrivare il giovane che diventerà un grande calciatore. Dobbiamo andare allo stadio a prescindere dai risultati. Ormai parecchi si sono imborghesiti, dovremmo fare come fanno in Inghilterra: se la squadra vince ti ubriachi di più, se perde ti ubriachi di meno! Qui c’è gente che nemmeno va allo stadio e chiama alle radio o si permette di criticare e parlare senza cognizione di causa. A noi ultras del risultato interessa meno, noi la seguiremo ovunque al di la del risultato. Così si fa”. 

Cosa Pensa dell’operato di Stefano De Martino? 

“A me sembra una persona competente. Del resto come si fa a criticare chi crea una radio, una fanzine e un canale televisivo ufficiali. In questo settore la Lazio sta facendo molto bene, al di la di quello che dicono le radio private. D’altronde cosa dovrebbero dire? La normalità è quella di adesso, dove un tesserato della società parla sulla radio ufficiale e non quella di qualche tempo fa. Una squadra che sta in borsa è giusto che operi secondo queste modalità”. 

Secondo lei la maglia della Lazio come dovrebbe essere? 

“Nera! No scherzo va bene celeste ma l’aquila dovrebbe essere quella dell’impero romano. Siamo romani, noi qui abbiamo dimenticato che noi siamo i veri romani. Negli anni è stato fatto un lavoro di rimozione della verità come se il vero romano fosse romanista”. 

É favorevole alla costruzione di uno stadio di proprietà, se si dove lo collocherebbe? 

“Lo stadio è indispensabile. Ormai è impossibile andare allo stadio Olimpico. Non saprei dove costruirlo, ma qualsiasi zona va bene, purché sia più accessibile e facile da raggiungere con le strutture e i servizi adeguati”. 

Secondo lei non è il caso che le istituzioni nella qualità del sindaco e nell’assessore allo sport Cochi, concedessero una struttura nel cuore di Roma per fare un museo della Lazio, la più grande polisportiva d’Europa? 

“Non vedo perché debba essere un sindaco o un assessore a spingere per un museo, questo è un lavoro che deve fare la società. Speriamo che in futuro qualcosa possa muoversi in questa direzione”. 

Quali sono le tifoserie, che pur non avendo un gemellaggio ufficiale, godono della vostra stima? 

“Il Parma, il Verona e la Triestina”. 

Quelle gemellate in Europa? 

“Il West Ham. Con il Chelsea non c’è stata mai una vero e proprio gemellaggio, anche se qualche tifoso dei nostri coltiva delle amicizie personali con loro e viceversa. Quelli del West Ham ci stimano molto e spesso invocano la nostra squadra”. 

Quelle che invece non apprezzate? 

“La Roma, il Napoli, il Livorno e tante altre minori come il Pescara, ma quest’ultimi non si possono considerare tifosi con la T maiuscola e poi chissà tra quanto li rivedremo”. 

Di Canio, dopo aver più volte parlato male della Lazio, è ancora un vostro idolo? 

“Io non faccio testo perché avevo un rapporto personale con lui e quindi non posso giudicare. La sua lazialità comunque nessuno la mette in dubbio anche se qualcosa si è un po’ incrinato”. 

Nella Lazio di oggi c’è qualcuno che ha un carattere Irriducibile? 

“Per come l’intendiamo noi, Radu e Cana sono giocatori irriducibili. Poi anche gli altri ma questi due sono leggermente sopra alla media”. 

Le piacerebbe una Lazio formata da tutti ragazzi nati a Roma e provincia? 

“Magari, ma questa è un’utopia”. 

Ognuno di noi compie degli errori durante la propria vita, lei nel campo del tifo organizzato, cosa non rifarebbe. Cosa invece valuta come positivo? 

“Io rifarei tutto quello che ho fatto e forse anche di più. Se oggi la Lazio e i laziali, hanno acquistato tutta questa importanza, è anche merito di tutti i tifosi degli anni precedenti che hanno difeso anche nei momenti più difficili, senza mai lasciarla sola, la prima squadra della città. Tra le cose più belle come non ricordare lo scudetto del duemila, con tanto di manifestazione in Via Allegri”.